Le Baccanti di Euripide

Teatro dell'Efebo

17,00 

“Le Baccanti” di Euripide è un progetto teatrale entusiasmante che pone particolare

attenzione alla dimensione rituale, simbolica e drammatica del Teatro.

Il coro delle Baccanti è centrale nella rappresentazione. E’ un coro misterico,

esoterico, travolgente, di grande impatto visivo. Il mistero e la potenza del culto

dionisiaco si dispiega nelle voci e negli stati emotivi di tutte le attrici, che devono

apparire quasi in trance. Movimenti coreografici, maschere e gestualità sottolineano il

contrasto tra razionalità, istinto e possessione: questo è uno scontro catastrofico tra un

dio e un uomo. Dioniso rappresenta la forza primigenia, è simbolo dell’irrazionale,

del caos e della distruzione che si oppone all’ordine.

La prima domanda: dov’è Dioniso oggi? Dove si cela?

Da circa 25 anni continuo instancabilmente il lavoro sulla vocalità e sul suono nelle

sue più diverse forme, in stretta collaborazione con il Dottor Marco Podda, medico

foniatra, direttore d’orchestra e compositore. Questo lavoro passa da tecniche

foniatriche sofisticate, dall’analisi e riproduzione di canti etnici del mondo, dalle

tecniche riabilitative e rieducative del linguaggio, dallo studio dell’espressione sonora

nel periodo prenatale, nel parto e nei primi anni di vita, dall’analisi dei suoni prodotti

nelle sedute di trance regressiva e nelle danze tribali, dall’indagine sugli effetti delle

frequenze sonore sul cervello umano (Psicoacustica).

Nel nostro spettacolo si è mirato ad un lavoro sul suono estremo, perturbante,

utilizzando suoni privatissimi, poco utilizzati nel quotidiano ed altamente significanti,

suoni di false corde, falsetti estremi, stimbrati, sgranati e vocalità ipercinetiche non

usuali. Si è tentato quindi di utilizzare il mezzo vocale in modo non convenzionale,

non solamente al servizio del linguaggio (soprattutto nei cori). Ma attenzione però:

penso ad una recitazione non stilistica, senza elementi esibiti o innaturali. Questo

lavoro sul suono non è fine a stesso, non ha intenti dimostrativi, anzi è celato

all’interno della struttura linguistica. Penso ad una recitazione senza tracce di

elementi borghesi: le parole di Euripide sono radicate nel corpo e celate nella

“macchina attoriale” più antica. Gli stati emotivi sono soprattutto stati vocali e fisici.

La caduta di Penteo è il fallimento del logos (ragione) contro il potere dell’istinto e

del divino. Nella mia messinscena miro a creare un’atmosfera immersiva: il pubblico

viene trasportato in un mondo arcaico e misterioso. Lo spettacolo, in questo senso, è

un viaggio sia emozionale sia intellettuale, e lascia allo spettatore una sensazione di

inquietudine e meraviglia di fronte alla potenza del mito e della tragedia. L’obiettivo

è creare un’esperienza che risuoni nella contemporaneità, evocando Dioniso come

forza primordiale che trascende il tempo. I membri del coro agiscono come in un

perpetuo stato di trance, come i personaggi di “Cuore di Vetro” di Werner Herzog.

La loro comunicazione trascende dunque il linguaggio verbale e rivela emozioni

profonde attraverso vocalità e fisicità. L’emotività è considerata il veicolo

fondamentale per raggiungere la catarsi e rendere fruibile il tragico. Gli attori

lavorano su temperature emotive elevate, compromettendo corpo e voce per generare

stati perturbanti. Il testo di Euripide è radicato nel corpo degli attori, che ne ricreano i

meccanismi emotivi senza sovrapporre elementi stilistici o artificiosi. Lo spettacolo

evita soluzioni visive spettacolari o avanguardistiche, preferendo un’estetica lineare

che pone l’attenzione sul testo e sull’interpretazione attoriale. Ogni scelta scenica esonora è radicata nel testo di Euripide, evitando sovrapposizioni arbitrarie o

intellettualistiche.

Miro ad una forma teatrale che si opponga al compiacimento stilistico degli anni ’70

e ’80 e alle idee performative tanto in voga ai nostri giorni, optando invece per una

ricerca intima, celata, che restituisca autenticità alla recitazione. L’obiettivo è

ricostruire un teatro di interpreti, in cui il testo classico venga indagato e

reinterpretato con umiltà e rispetto. Tutto ciò che vedrete dunque, parte dal testo e

ritorna al testo, passando per una percezione visiva e sonora contemporanea.

Non troverete sovrapposizioni intellettualistiche, esibizioni tecnologiche o

meravigliose “idee del regista”. Il vero regista qui è l’autore e il suo mondo

visionario e meraviglioso. Abbiamo deciso di creare uno spettacolo complesso,

perturbante ed emozionante partendo da Euripide e ritornando ad Euripide.

Terribile cosa è l’uomo. Ancor più terribile il mondo degli dei.

Un grande maestro diceva che i testi antichi sono come segnali provenienti da stelle

luminose ormai scomparse. Attualizzare questi testi e cercare a tutti i costi un

rapporto diretto è come chiudere gli occhi sulla nostra contemporaneità. In questo

momento di perdita di valori e di ideali, di degradazione e superficialità assoluta, di

mancanza di dei e Titani, di incolmabile tracotanza umana, è assolutamente

necessario confrontarsi con la parola antica, tentare di decifrare il riverbero luminoso

proveniente da quelle stelle ormai scomparse, fermarsi sul ciglio della voragine,

attendere, guardare la luce e riflettere sui nostri destini futuri. Per un istante.

Solo per un istante.

Daniele SalvoCAST

Dioniso Daniele Salvo

Penteo Michele Lisi

Agave Melania Giglio

Cadmo Alfonso Veneroso

Tiresia / I° messaggero/ Guardia Simone Ciampi

II° messaggero Silvia Pietta

Coro Elena Aimone

Cinzia Cordella

Giulia Diomede

Marcella Favilla

Carlotta Mangione

Silvia Pietta

Odette Piscitelli

Elisa Zucchetti

Scene Michele Ciacciofera

Costumi Daniele Gelsi

Luci Elvio Amaniera

Aiuto Regia Matteo Fiori

Regia Daniele Salvo

Produzione Amenanos Festival / Associazione Culturale DIDE

Categoria:

Descrizione

“Le Baccanti” di Euripide è un progetto teatrale entusiasmante che pone particolare

attenzione alla dimensione rituale, simbolica e drammatica del Teatro.

Il coro delle Baccanti è centrale nella rappresentazione. E’ un coro misterico,

esoterico, travolgente, di grande impatto visivo. Il mistero e la potenza del culto

dionisiaco si dispiega nelle voci e negli stati emotivi di tutte le attrici, che devono

apparire quasi in trance. Movimenti coreografici, maschere e gestualità sottolineano il

contrasto tra razionalità, istinto e possessione: questo è uno scontro catastrofico tra un

dio e un uomo. Dioniso rappresenta la forza primigenia, è simbolo dell’irrazionale,

del caos e della distruzione che si oppone all’ordine.

La prima domanda: dov’è Dioniso oggi? Dove si cela?

Da circa 25 anni continuo instancabilmente il lavoro sulla vocalità e sul suono nelle

sue più diverse forme, in stretta collaborazione con il Dottor Marco Podda, medico

foniatra, direttore d’orchestra e compositore. Questo lavoro passa da tecniche

foniatriche sofisticate, dall’analisi e riproduzione di canti etnici del mondo, dalle

tecniche riabilitative e rieducative del linguaggio, dallo studio dell’espressione sonora

nel periodo prenatale, nel parto e nei primi anni di vita, dall’analisi dei suoni prodotti

nelle sedute di trance regressiva e nelle danze tribali, dall’indagine sugli effetti delle

frequenze sonore sul cervello umano (Psicoacustica).

Nel nostro spettacolo si è mirato ad un lavoro sul suono estremo, perturbante,

utilizzando suoni privatissimi, poco utilizzati nel quotidiano ed altamente significanti,

suoni di false corde, falsetti estremi, stimbrati, sgranati e vocalità ipercinetiche non

usuali. Si è tentato quindi di utilizzare il mezzo vocale in modo non convenzionale,

non solamente al servizio del linguaggio (soprattutto nei cori). Ma attenzione però:

penso ad una recitazione non stilistica, senza elementi esibiti o innaturali. Questo

lavoro sul suono non è fine a stesso, non ha intenti dimostrativi, anzi è celato

all’interno della struttura linguistica. Penso ad una recitazione senza tracce di

elementi borghesi: le parole di Euripide sono radicate nel corpo e celate nella

“macchina attoriale” più antica. Gli stati emotivi sono soprattutto stati vocali e fisici.

La caduta di Penteo è il fallimento del logos (ragione) contro il potere dell’istinto e

del divino. Nella mia messinscena miro a creare un’atmosfera immersiva: il pubblico

viene trasportato in un mondo arcaico e misterioso. Lo spettacolo, in questo senso, è

un viaggio sia emozionale sia intellettuale, e lascia allo spettatore una sensazione di

inquietudine e meraviglia di fronte alla potenza del mito e della tragedia. L’obiettivo

è creare un’esperienza che risuoni nella contemporaneità, evocando Dioniso come

forza primordiale che trascende il tempo. I membri del coro agiscono come in un

perpetuo stato di trance, come i personaggi di “Cuore di Vetro” di Werner Herzog.

La loro comunicazione trascende dunque il linguaggio verbale e rivela emozioni

profonde attraverso vocalità e fisicità. L’emotività è considerata il veicolo

fondamentale per raggiungere la catarsi e rendere fruibile il tragico. Gli attori

lavorano su temperature emotive elevate, compromettendo corpo e voce per generare

stati perturbanti. Il testo di Euripide è radicato nel corpo degli attori, che ne ricreano i

meccanismi emotivi senza sovrapporre elementi stilistici o artificiosi. Lo spettacolo

evita soluzioni visive spettacolari o avanguardistiche, preferendo un’estetica lineare

che pone l’attenzione sul testo e sull’interpretazione attoriale. Ogni scelta scenica esonora è radicata nel testo di Euripide, evitando sovrapposizioni arbitrarie o

intellettualistiche.

Miro ad una forma teatrale che si opponga al compiacimento stilistico degli anni ’70

e ’80 e alle idee performative tanto in voga ai nostri giorni, optando invece per una

ricerca intima, celata, che restituisca autenticità alla recitazione. L’obiettivo è

ricostruire un teatro di interpreti, in cui il testo classico venga indagato e

reinterpretato con umiltà e rispetto. Tutto ciò che vedrete dunque, parte dal testo e

ritorna al testo, passando per una percezione visiva e sonora contemporanea.

Non troverete sovrapposizioni intellettualistiche, esibizioni tecnologiche o

meravigliose “idee del regista”. Il vero regista qui è l’autore e il suo mondo

visionario e meraviglioso. Abbiamo deciso di creare uno spettacolo complesso,

perturbante ed emozionante partendo da Euripide e ritornando ad Euripide.

Terribile cosa è l’uomo. Ancor più terribile il mondo degli dei.

Un grande maestro diceva che i testi antichi sono come segnali provenienti da stelle

luminose ormai scomparse. Attualizzare questi testi e cercare a tutti i costi un

rapporto diretto è come chiudere gli occhi sulla nostra contemporaneità. In questo

momento di perdita di valori e di ideali, di degradazione e superficialità assoluta, di

mancanza di dei e Titani, di incolmabile tracotanza umana, è assolutamente

necessario confrontarsi con la parola antica, tentare di decifrare il riverbero luminoso

proveniente da quelle stelle ormai scomparse, fermarsi sul ciglio della voragine,

attendere, guardare la luce e riflettere sui nostri destini futuri. Per un istante.

Solo per un istante.

Daniele SalvoCAST

Dioniso Daniele Salvo

Penteo Michele Lisi

Agave Melania Giglio

Cadmo Alfonso Veneroso

Tiresia / I° messaggero/ Guardia Simone Ciampi

II° messaggero Silvia Pietta

Coro Elena Aimone

Cinzia Cordella

Giulia Diomede

Marcella Favilla

Carlotta Mangione

Silvia Pietta

Odette Piscitelli

Elisa Zucchetti

Scene Michele Ciacciofera

Costumi Daniele Gelsi

Luci Elvio Amaniera

Aiuto Regia Matteo Fiori

Regia Daniele Salvo

Produzione Amenanos Festival / Associazione Culturale DIDE