SUITE PER LIOLA’ una Favola Buffa – Settimana Pirandelliana
Teatro dell'Efebo
17,00 €
La storia di Liolà, conosciutissima ovunque, parte da un capitolo del famoso romanzo “il fu
mattia pascal” per poi diventare una commedia con canzoni. La vicenda si ispira anche ad
un’altra novella di Pirandello “ la mosca”. Ed è proprio da frammenti di queste due opere che
parte la drammaturgia di questa nuova messa in scena di Liolà. Un’opera a tutto tondo che
mescola prosa e musica in una grande favola più vicina al mondo dell’opera popolare. Parte e
si sviluppa da queste pagine, dalla letteratura, dal romanzo e dai saggi che ne scrissero
Gramsci e Pasolini.
Liolà rappresenta la vita, il canto, la poesia, il futile ancorchè necessario piacere.
Lui è l’amore e la morte, il sole e la luna, il canto ed il silenzio, il sangue e la ferita, incarna in sé
il Don Giovanni di Mozart e il Dioniso della mitologia, governato dall’aria che fa ruotare il suo
cervello come un “firrialoru”, un mulinello. E’un uccello di volo che teme la gabbia e volteggia
da un amore all’altro senza mai posarsi troppo a lungo sopra un singolo ramo. Volteggia e
canta continuamente, mirando tutti dall’alto, abbracciando, baciando, amoreggiando, sì, ma
scansando scaltro le trappole della restrizione.
Zio Simone, suo contraltare dai toni grotteschi e tragicomici, personaggio cinico e senza
scrupoli attorno al quale ruota tutta la vicenda dei figli delle due protagoniste Tuzza e Mita,
tratteggia invece la figura dell’uomo pavido e viscido che pur di avere un figlio, un erede a cui
lasciare la roba, è disposto a qualsiasi compromesso. I personaggi che colorano la storia,
ognuno con un timbro diverso e unico a sottolinearne il carattere, sono come gli strumenti
preziosi e insostituibili di un’orchestra sinfonica, solfeggiano la parola ed hanno una tutti una
precisa collocazione nella fonosfera dominata dall’azione corale. Una suite, una successione di
quadri in cui le vincendo dei personaggi si susseguono come maschere che si accapigliano per
primeggiare l’una sull’altra.
I figli, tanto nominati e sospirati nel testo, non interessano davvero a nessuno in questa
vicenda, sono solo un pretesto per raggiungere scopi poco nobili: mettere le mani sulla roba,
portare a segno una vendetta, dare continuazione al proprio nome. L’unica chioccia si rivelerà
la zia Ninfa, madre di Liolà, che accoglie bonariamente i frutti di “fora via” delle varie
svolazzate del figlio e alla quale è affidato il senso più profondo della maternità.
E poi c’è Paoluzzu, il pazzo del paese, un personaggio di nostra invenzione. E’ lui che nella sua
pirandelliana follia si dimostra molto più lucido di tutti gli altri. E’ lui a muovere la vicenda, a
scandirne i tempi, burattinaio che ben padroneggia le azioni dei pupi e deus ex machina che
risolve infine la tragedia di questo dramma satiresco.
Mario IncudinePersonaggi e interpreti
Liolà – Mario Incudine
Pauluzzu ‘u fuoddi – Paride Benassai
La Zà Croce – Stefania Blandeburgo
Tuzza – Lorenza Denaro
Mita – Flavia Papa
Coro – compagnia Il cuore di Argante diretta da Giuseppe Spicuglia
Musici – Antonio Vasta (fisarmonica), Pino Ricosta (contrabbasso), Manfredi Tumminello
(corde)
Musiche originali e Regia : Mario Incudine
Direzione musicale: Antonio Vasta
Produzione :
ASC production
Descrizione
La storia di Liolà, conosciutissima ovunque, parte da un capitolo del famoso romanzo “il fu
mattia pascal” per poi diventare una commedia con canzoni. La vicenda si ispira anche ad
un’altra novella di Pirandello “ la mosca”. Ed è proprio da frammenti di queste due opere che
parte la drammaturgia di questa nuova messa in scena di Liolà. Un’opera a tutto tondo che
mescola prosa e musica in una grande favola più vicina al mondo dell’opera popolare. Parte e
si sviluppa da queste pagine, dalla letteratura, dal romanzo e dai saggi che ne scrissero
Gramsci e Pasolini.
Liolà rappresenta la vita, il canto, la poesia, il futile ancorchè necessario piacere.
Lui è l’amore e la morte, il sole e la luna, il canto ed il silenzio, il sangue e la ferita, incarna in sé
il Don Giovanni di Mozart e il Dioniso della mitologia, governato dall’aria che fa ruotare il suo
cervello come un “firrialoru”, un mulinello. E’un uccello di volo che teme la gabbia e volteggia
da un amore all’altro senza mai posarsi troppo a lungo sopra un singolo ramo. Volteggia e
canta continuamente, mirando tutti dall’alto, abbracciando, baciando, amoreggiando, sì, ma
scansando scaltro le trappole della restrizione.
Zio Simone, suo contraltare dai toni grotteschi e tragicomici, personaggio cinico e senza
scrupoli attorno al quale ruota tutta la vicenda dei figli delle due protagoniste Tuzza e Mita,
tratteggia invece la figura dell’uomo pavido e viscido che pur di avere un figlio, un erede a cui
lasciare la roba, è disposto a qualsiasi compromesso. I personaggi che colorano la storia,
ognuno con un timbro diverso e unico a sottolinearne il carattere, sono come gli strumenti
preziosi e insostituibili di un’orchestra sinfonica, solfeggiano la parola ed hanno una tutti una
precisa collocazione nella fonosfera dominata dall’azione corale. Una suite, una successione di
quadri in cui le vincendo dei personaggi si susseguono come maschere che si accapigliano per
primeggiare l’una sull’altra.
I figli, tanto nominati e sospirati nel testo, non interessano davvero a nessuno in questa
vicenda, sono solo un pretesto per raggiungere scopi poco nobili: mettere le mani sulla roba,
portare a segno una vendetta, dare continuazione al proprio nome. L’unica chioccia si rivelerà
la zia Ninfa, madre di Liolà, che accoglie bonariamente i frutti di “fora via” delle varie
svolazzate del figlio e alla quale è affidato il senso più profondo della maternità.
E poi c’è Paoluzzu, il pazzo del paese, un personaggio di nostra invenzione. E’ lui che nella sua
pirandelliana follia si dimostra molto più lucido di tutti gli altri. E’ lui a muovere la vicenda, a
scandirne i tempi, burattinaio che ben padroneggia le azioni dei pupi e deus ex machina che
risolve infine la tragedia di questo dramma satiresco.
Mario IncudinePersonaggi e interpreti
Liolà – Mario Incudine
Pauluzzu ‘u fuoddi – Paride Benassai
La Zà Croce – Stefania Blandeburgo
Tuzza – Lorenza Denaro
Mita – Flavia Papa
Coro – compagnia Il cuore di Argante diretta da Giuseppe Spicuglia
Musici – Antonio Vasta (fisarmonica), Pino Ricosta (contrabbasso), Manfredi Tumminello
(corde)
Musiche originali e Regia : Mario Incudine
Direzione musicale: Antonio Vasta
Produzione :
ASC production