OVIDIO IL POETA RELEGATO METAMORFOSI DELL’ESILIO

Teatro dell'Efebo

17,00 

Un editto voluto dal Principe Augusto ha improvvisamente cambiato le sorti di uno dei più acclamati poeti dell’antichità.

 È l’8 d. C. quando Publio Ovidio Nasone viene costretto ad abbandonare Roma, destinato all’esilio nella remota città di Tomi.

Di quella terribile esperienza restano custodi le lettere inviate ai propri cari in patria. Sono pagine in cui la realtà del dolore personale incontra le altezze dell’artificio poetico, e la vicenda umana dell’esule richiama alla memoria le sorti infelici immortalate nelle Metamorfosi.

È Ovidio stesso a paragonarsi esplicitamente ad esse, riconoscendo nelle storie di quei corpi trasformati una perfetta rappresentazione del proprio destino mutato.

Il poeta relegato. Metamorfosi dell’esilio è un “doppio soliloquio a più voci”, in cui ad un solitario Ovidio, impegnato in un dialogo a distanza con la moglie, si uniscono nel ricordo i protagonisti di alcuni tra i miti più struggenti delle Metamorfosi, che il poeta considera specchio e immagine del proprio destino.

Ovidio è Atteone, involontario profanatore di segreti inaccessibili; è Icaro, precipitato a picco da altezze troppo elevate; è Niobe, pietrificata dal dolore, è Ceice, che morendo trascina nella disgrazia la sua Alcione.

In un viaggio tra le pagine più alte della letteratura di ogni tempo, tradotte e riadattate per la scena, lo spettacolo ripercorre la metamorfosi di Ovidio, da poeta ad esule, attraverso le storie delle sue metamorfosi, in un intreccio che fonde realtà e letteratura, biografia e mito.

Il poeta relegato. Metamorfosi dell’esilio è un racconto umano di dolore e speranza, di trasformazione e fedeltà, di ricostruzione di un’ identità compromessa. È un inno alla forza salvifica e immortale della poesia.

 

 

 

 

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Descrizione

Un editto voluto dal Principe Augusto ha improvvisamente cambiato le sorti di uno dei più acclamati poeti dell’antichità.

 È l’8 d. C. quando Publio Ovidio Nasone viene costretto ad abbandonare Roma, destinato all’esilio nella remota città di Tomi.

Di quella terribile esperienza restano custodi le lettere inviate ai propri cari in patria. Sono pagine in cui la realtà del dolore personale incontra le altezze dell’artificio poetico, e la vicenda umana dell’esule richiama alla memoria le sorti infelici immortalate nelle Metamorfosi.

È Ovidio stesso a paragonarsi esplicitamente ad esse, riconoscendo nelle storie di quei corpi trasformati una perfetta rappresentazione del proprio destino mutato.

Il poeta relegato. Metamorfosi dell’esilio è un “doppio soliloquio a più voci”, in cui ad un solitario Ovidio, impegnato in un dialogo a distanza con la moglie, si uniscono nel ricordo i protagonisti di alcuni tra i miti più struggenti delle Metamorfosi, che il poeta considera specchio e immagine del proprio destino.

Ovidio è Atteone, involontario profanatore di segreti inaccessibili; è Icaro, precipitato a picco da altezze troppo elevate; è Niobe, pietrificata dal dolore, è Ceice, che morendo trascina nella disgrazia la sua Alcione.

In un viaggio tra le pagine più alte della letteratura di ogni tempo, tradotte e riadattate per la scena, lo spettacolo ripercorre la metamorfosi di Ovidio, da poeta ad esule, attraverso le storie delle sue metamorfosi, in un intreccio che fonde realtà e letteratura, biografia e mito.

Il poeta relegato. Metamorfosi dell’esilio è un racconto umano di dolore e speranza, di trasformazione e fedeltà, di ricostruzione di un’ identità compromessa. È un inno alla forza salvifica e immortale della poesia.